La santoreggia è una pianta aromatica e officinale usata in cucina e per la salute. Scopriamone le proprietà e i benefici.
Cos’è la santoreggia
La santoreggia (Satureja montana L.) è una pianta aromatica che appartiene alla famiglia delle Lmiaceae o Labiate.
Le foglie della pianta, oltre a essere usate in cucina come erba aromatica vengono impiegate in erboristeria per le loro proprietà medicinali.
Le proprietà della santoreggia sono date dalla presenza di olio essenziale presente in misura maggiore nelle foglie e nelle sommità fiorite.
Proprietà della santoreggia
La santoreggia viene utilizzata internamente ed esternamente per le sue proprietà:
- Aromatizzanti;
- antibatteriche;
- antifungine;
- digestive;
- cicatrizzanti;
- antispasmodiche;
- astringente.
Tradizionalmente, alla santoreggia sono attribuite anche proprietà stimolanti e afrodisiache.
A cosa serve la santoreggia
In erboristeria, la santoreggia è utilizzata soprattutto per trattare malattie infettive a carico dell’apparato respiratorio e del tratto urinario.
Contro le infezioni genitali e urinarie è particolarmente efficace l’olio essenziale di santoreggia, sia per uso interno sia per applicazioni locali.
Le preparazioni ricavate dalla santoreggia si impiegano dunque in caso di tosse, raffreddore, ma anche per combattere infezioni da candida e altri funghi patogeni.
Le proprietà della santoreggia sono sfruttate anche per facilitare i processi digestivi e combattere nausea, gonfiore addominale, meteorismo e diarrea.
Esternamente, la tisana di santoreggia è utile per lavaggi delle ferite, risciacqui della bocca e gargarismi da effettuare per disinfettare la pelle, la bocca e la gola e velocizzare la guarigione dei tessuti.
Sempre per uso esterno, l’infuso, l’idrolato e l’olio essenziale di santoreggia diluito trovano impiego nel trattamento della pelle impura e nelle problematiche del cuoio capelluto tra cui forfora e capelli grassi.
Per quanto riguarda invece l’uso della santoreggia in cucina, le foglie della pianta vengono usate per conferire sapore a sughi, salse, minestre e piatti a base di legumi. Tra le ricette con la santoreggia troviamo anche le acque aromatizzate con frutta, verdure ed erbe aromatiche.
Modalità d’uso
La santoreggia può essere utilizzata sotto forma di infuso, olio essenziale, idrolato e tintura madre.
La tisana di santoreggia si prepara con un cucchiaino di foglie essiccate in acqua bollente; se ne possono assumere due tazze al giorno in caso di tosse, raffreddore o turbe digestive.
L’idrolato si assume al dosaggio di uno o due cucchiai al giorno, così com’è o diluito in acqua ed è indicato soprattutto per problemi digestivi.
L’olio essenziale viene invece somministrato una o due volte al giorno dopo i pasti versandone una goccia su un cucchiaino di miele. Si assume in caso di infezioni alle vie aeree, infezioni uro-genitali o problemi digestivi.
L’infuso e l’idrolato possono essere usati anche esternamente su pelle, mucose e cuoio capelluto; l’olio essenziale diluito (massimo 5 gocce in un cucchiaio di olio di girasole) è indicato per massaggi stimolanti e per aiutare a liberare le vie aeree.
La tintura madre di santoreggia si somministra da una a tre volte al giorno diluendone 30 gocce in poca acqua per facilitare i processi digestivi.
In commercio è possibile trovare anche il miele di santoreggia che, grazie alle proprietà antisettiche, antinfiammatorie e antiossidanti, rappresenta un valido rimedio contro tosse, raffreddore e altri sintomi influenzali.
Controindicazioni della santoreggia
La santoreggia non ha particolari controindicazioni o effetti collaterali quanto utilizzata in cucina o a scopo terapeutico ai dosaggi consigliati.
L’olio essenziale non deve essere applicato puro e non va usato sulle mucose o sulla pelle non integra. L’uso dell’olio essenziale, sia interno sia esterno, è controindicato in gravidanza, durante l’allattamento e in età pediatrica.
Come raccogliere la santoreggia
Della santoreggia si utilizzano le foglie, che possono essere raccolte tutto l’anno per l’uso in cucina, prelevandole dal fusto singolarmente o tagliando qualche rametto della pianta.
Per preparare tisane, le foglie di santoreggia possono essere raccolte al termine della fioritura, quando sono ricche di olio essenziale.
Come coltivare la santoreggia
La pianta della santoreggia può essere coltivata in vaso o in piena terra, ad esempio in un’aiuola del giardino o nell’orto.
Generalmente per coltivare la santoreggia si parte da una piccola piantina che può essere messa a dimora in primavera o coltivata in un grande vaso all’esterno.
La santoreggia ama stare in luoghi soleggiati e in terreni ben drenati. Se coltivata in vaso, occorre prestare attenzione ai ristagni d’acqua ed è necessario apportare nutrienti durante tutta la stagione primaverile ed estiva.
D’inverno la santoreggia può rimanere all’esterno, eventualmente avendo l’accortezza di proteggerla con un telo o sistemandola in una piccola serra dove le temperature scendono spesso sotto lo zero.
Si tratta comunque di una pianta resistente e con poche esigenze, semplice da coltivare anche per chi ha poca esperienza.
Differenza tra timo e santoreggia
Il timo (Thynus vulgaris) e la santoreggia sono piante aromatiche simili, entrambe della famiglia delle Lamiaceae.
Rispetto alla santoreggia, il timo sviluppa in genere altezze inferiori e produce foglie più piccole, meno allungate e punteggiare.
I fiori del timo hanno una colorazione leggermente più scura rispetto alla santoreggia, rosso violetto.
Descrizione della pianta
La santogeggia è una pianta suffrutice che può raggiungere un’altezza di circa 50 centimetri sviluppando fusti eretti ricoperti da una leggera peluria.
Le foglie della santoreggia sono opposte, prive di piccolo, allungate e coriacee. Se strofinate tra le dita, le foglie emanano un gradevole profumo.
I fiori della santoreggia sono piccoli e rosa riuniti in infiorescenze tondeggianti all’ascella delle foglie.
Dopo la fioritura si sviluppano i frutti, acheni che contengono i semi.
Oltre alla Satureja montana esistono altre varietà di santoreggia tra cui la la Satureja hortensis, pianta simile alla montana ma più piccola ed erbacea.
Habitat della santoreggia
La santoreggia selvatica cresce e si riproduce spontaneamente, prediligendo i terreni calcarei e le zone soleggiate in montagna.
Cenni storici
Il nome della santoreggia deriva dal greco sàtyros (satiro) e rimanda alle proprietà afrodisiache attribuite alla pianta dagli antichi greci. È anche nota come “erba del satiro”.
Secondo la tradizione, i satiri – metà uomo, metà capra – vivevano in prati di santoreggia e ad essa era dovuto il loro insaziabile appetito sessuale.