Quando andare a dormire per la salute del cuore? Finalmente una ricerca britannica dell’Università di Exeter stabiliscono esattamente l’ora giusta. Andare a dormire tra le 22:00 e le 23:00 abbassa il rischio di sviluppare malattie cardiovascolare rispetto a chi sceglie di andare a letto prima o dopo. È questo in estrema sintesi il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica European Heart Journal – Digital Health, una delle riviste della Società Europea di Cardiologia.
Esistono numerose analisi che hanno studiato il legame tra la durata del sonno e le malattie cardiovascolari, ma non la relazione tra i tempi del sonno e le malattie cardiache. Questo studio ha invece esaminato l’associazione tra l’inizio del sonno misurato oggettivamente in un ampio campione di adulti. Spesso invece gli altri lavori si basavano su questionari.
Quando andare a dormire per la salute del cuore: lo studio britannico
I ricercatori hanno messo sotto le lente di ingrandimento quasi 90.000 persone. I dati sono stati presi dalla UK Biobank, un enorme database che raccoglie informazioni su molti cittadini britannici. L’età media dei partecipanti era di 61 anni, con i più giovani che ne avevano 43 e i più anziani 79. Il 58% di loro era donna. I dati sull’inizio del sonno e sul tempo di risveglio sono stati raccolti nell’arco di sette giorni utilizzando un accelerometro da polso. Si tratta in pratica di uno smartwatch. I partecipanti hanno completato valutazioni e questionari demografici, sullo stile di vita, sulla salute e fisici. Sono stati quindi seguiti per verificare lo stato di salute del loro cuore.
90.000 persone monitorate per 6 anni
I partecipanti sono stati seguiti per quasi 6 anni. In questo lasso di tempo 3.172 partecipanti, circa il 3,6%, hanno sviluppato malattie cardiovascolari. L’incidenza era più alta in chi andava a dormire dopo mezzanotte. Quelli più bassi invece tra chi sceglieva di addormentarsi tra le 22.00 e le 22.59.
I ricercatori hanno analizzato il legame tra l’insorgenza del sonno ed eventi cardiovascolari dopo aver considerato parametri come età, sesso, durata del sonno, irregolarità del sonno, cronotipo, fumatori, indice di massa corporea, diabete, pressione sanguigna, colesterolo e stato socioeconomico.
Quando andare a dormire per la salute del cuore: ecco i rischi nel dettaglio
Nel dettaglio i risultati hanno dimostrato che rispetto a chi andava a dormire tra le 22.00 e le 23.00:
- chi andava a dormire tra le 23.00 e le 23.59 aveva un rischio di malattie cardiovascolari più alto del 12%;
- coloro che vanno a letto prima delle 22.00 del 24%;
- chi dopo mezzanotte del 25%.
“Il nostro studio indica che il momento ottimale per andare a dormire è in un punto specifico del ciclo di 24 ore e le deviazioni possono essere dannose per la salute. L’ora più rischiosa è stata dopo la mezzanotte, potenzialmente perché potrebbe ridurre la probabilità di vedere la luce del mattino, che azzera l’orologio biologico”. David Plans lavora all’Università di Exeter, in Gran Bretagna, ed è l’autore principale dello studio.
Più colpite le donne degli uomini, ma forse è solo un limite dello studio
Lo studio ha messo in evidenza che a rischiare di più sono le donne, anche se i ricercatori non ne hanno chiarito i motivi. “Può darsi che ci sia una differenza di sesso nel modo in cui il sistema endocrino risponde a un’interruzione del ritmo circadiano. In alternativa, l’età avanzata dei partecipanti allo studio potrebbe essere un fattore di confusione. Il rischio cardiovascolare delle donne aumenta dopo la menopausa, il che significa che potrebbe non esserci alcuna differenza in generale tra uomini e donne”.
Quando andare a dormire per la salute del cuore: gesto di prevenzione molto semplice da seguire
“Sebbene i risultati non mostrino causalità, la tempistica del sonno è emersa come un potenziale fattore di rischio cardiaco, indipendentemente da altri fattori di rischio e caratteristiche del sonno. Se i nostri risultati saranno confermati in altri studi, i tempi del sonno e l’igiene del sonno di base potrebbero essere un obiettivo a basso costo per la salute pubblica per ridurre il rischio di malattie cardiache”.
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