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HomeSalute & BenessereMalattie cardiovascolariÈ possibile sapere 20 anni prima se avremo un infarto?

È possibile sapere 20 anni prima se avremo un infarto?

Calcolare il rischio cardiaco. Sapere di poter essere a rischio cardiaco anni prima che si presenti il problema. Sono partiti da qui i ricercatori del prestigioso Karolinska Institutet in Svezia per capire come calcolare in modo più preciso le probabilità di avere un’ischemia, un ictus o un infarto.

Il ruolo del colesterolo cattivo

Il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari è fortemente legato ai valori del colesterolo LDL nel sangue, quello considerato “cattivo” per intenderci. Questa condizione è nota. Ora arriva un imponente studio condotto da alcuni scienziati del prestigioso Karolinska Institutet in Svezia che potrebbe cambiare la diagnosi di problemi al cuore con grande anticipo.

attacco di cuore

Calcolare il rischio cardiaco: la scoperta di due proteine 

I ricercatori hanno dimostrato che due proteine ​​che trasportano le particelle di colesterolo nel sangue forniscono informazioni precoci e affidabili sui rischi cardiaci. Dopo questa scoperta, gli esperti chiedono l’introduzione di nuove linee guida per la rilevazione del rischio cardiaco. I risultati della loro ricerca, pubblicati sulla rivista scientifica PLOS Medicine, potrebbero aprire la strada a un trattamento precoce, che potrebbe aiutare a ridurre i tassi di morbilità e mortalità che sono altissimi.

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia, molto più dei tumori

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Italia, come nel resto del mondo occidentale. Nel nostro Paese sono responsabili del 35,8% di tutti i decessi. In cifre significa 220.000 morti all’anno. In molti casi la malattia può essere prevenuta e arrestata con cambiamenti nello stile di vita e l’assunzione di farmaci come le statine.

Calcolare il rischio cardiaco: come avviene ora

Generalmente i cardiologi per valutare il rischio cardiaco, fanno riferimento proprio ai valori del colesterolo cattivo, quello che si deposita all’interno di vene e arterie. In particolare le linee guida internazionali raccomandano di usare l’apolipoproteina apoB, che trasporta il colesterolo “cattivo”, come marker di rischio per le persone con diabete di tipo 2, per chi sia in sovrappeso o per chi abbia livelli molto elevati di lipidi nel sangue.

Recenti ricerche hanno però indicato l’importanza di scomporre anche nell’apolipoproteina apoA-1, che trasporta il colesterolo HDL “buono” protettivo e antinfiammatorio. Il calcolo del rapporto apoB/apoA-1 fornisce un quoziente di rischio che riflette l’equilibrio tra le particelle di grasso “cattive” che accelerano l’aterosclerosi e le particelle protettive “buone” di apoA-1 che arrestano il processo.

I risultati dello studio svedese

I ricercatori in forza all’istituto di ricerca svedese hanno analizzato il legame tra malattie cardiovascolari e valori di apoB/apoA-1 in più di 137.000 uomini e donne svedesi di età compresa tra 25 e 84 anni. Tutti i volontari sono stati seguiti per 30 anni. In questo lasso di tempo 22.000 persone hanno sofferto di qualche forma di evento cardiovascolare. I metodi di analisi sono semplici, economici e sicuri e non richiedono il digiuno pre-test, come nel caso dei test LDL e non HDL. Basandosi sul loro studio su un ampio database (AMORIS), i ricercatori hanno collegato le analisi di laboratorio a diversi registri di diagnosi cliniche.

Calcolare il rischio cardiaco: potrebbero cambiare le linee guida

“I risultati mostrano che maggiore è il valore di apoB/apoA-1, maggiore è il rischio di infarto miocardico, ictus e necessità di chirurgia coronarica”. Göran Walldius è primo autore e professore emerito presso l’Istituto di medicina ambientale del Karolinska Institutet. “Lo studio ha anche mostrato che il rischio era amplificato in presenza di bassi livelli protettivi di apoA-1”.

Le persone con i valori di apoB/apoA-1 più alti avevano un rischio maggiore del 70% di malattie cardiovascolari gravi e quasi il triplo del rischio di infarto miocardico non fatale rispetto a quelli con i valori di apoB/apoA-1 più bassi. Chi mostrava un quoziente di rischio più elevato era anche più colpito da gravi malattie cardiovascolari molti anni prima rispetto agli individui con i valori di apoB/apoA-1 più bassi.

Si potrebbe predire un evento cardiaco a molti anni di distanza e intervenire subito

Questo legame è stato osservato sia negli uomini, sia nelle donne. I livelli elevati potrebbero essere rilevati già 20 anni prima dell’inizio della malattia cardiovascolare.

“Il trattamento preventivo precoce e le informazioni sul rischio cardiovascolare sono, ovviamente, importanti per consentire alle persone di gestire la propria situazione di rischio. Il trattamento precoce può anche ridurre l’onere dei costi sui servizi sanitari pubblici”.

Tutto sommato, i risultati indicano che il rapporto apoB/apoA-1 è un indicatore migliore per identificare più individui a rischio di future malattie cardiovascolari rispetto al solo metodo apoB.

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Autore dell'articolo

Medico italiano che ha lavorato all'Ospedale Internazionale Salvator Mundi di Roma. Ha conseguito il dottorato in medicina presso l'Università di Roma e ha poi lavorato per molti anni presso l'ospedale. Oggi insegna ai giovani specializzandi dell'Università di Roma, condividendo il suo bagaglio di esperienza in campo medico. Gaetano Lazzari è anche autore di numerosi articoli di medicina, alcuni scritti da lui stesso e altri dai suoi studenti post-laurea.

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